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domande p.551 e 554

  domande p.551: Fichte credeva che il soggetto concreto desiderava il mondo come indipendente da sé perché credeva che solo attraverso l'esperienza del mondo esterno poteva acquisire consapevolezza di sé stesso e della propria individualità. Secondo Fichte, il mondo esterno agisce come uno specchio attraverso il quale il soggetto può riflettere su se stesso e sulla propria esistenza, aiutandolo così a costruire la propria identità e a sviluppare la propria coscienza. In altre parole, il mondo esterno è essenziale per il soggetto concreto perché gli permette di conoscere se stesso e di crescere come individuo. Il principale obiettivo dell'Io per Fichte è quello di raggiungere un completo e totale autocontrollo e autodeterminazione. Questo significa che l'Io deve essere in grado di controllare e determinare completamente le proprie azioni e pensieri, senza essere influenzato da fattori esterni o condizionamenti. In altre parole, l'Io deve essere in grado di essere verame

Fichte

Fichte (1762-1814), noto filosofo tedesco sostenne diverse teorie: L'Io è un processo creativo ed infinito; La natura e il mondo non possono esistere senza dipendere dall'Io;   Il compito dell'uomo riguarda l'affermazione della propria libertà; L'uomo trova il suo fine nella società; Il primo pensiero riguarda l'Io come processo creativo ed infinito, il quale si articola in tre momenti: TESI:   l'Io pone se stesso e si rivela come attività auto creatrice. ANTITESI:  l'Io pone il non-Io, il quale viene prodotto da sé stesso come ostacolo alla sua indispensabile attività.  SINTESI:  l'Io oppone, nell'Io, all'io divisibile un non-Io divisibile, particolarizzandosi nei singolo io empirici e finiti contrapposti alla cose del mondo. La seconda opinione del filosofo riguarda la natura e il mondo, in particolare egli pensa che non possano esistere in modo indipendente dall'Io, il quale pone il non-Io e si determina come empirico grazie all' i

domande a p. 549

  domande: Per Fichte, la conseguenza principale della riduzione del mondo dell'esperienza a "rappresentazione" è che non possiamo più ritenere che esista un mondo esterno indipendente dalla nostra mente. In altre parole, non possiamo più credere che ci sia una realtà oggettiva là fuori, separata da noi stessi. Per Fichte, l'Io puro è il principio ontologico e logico fondamentale che sottende tutta la realtà. Secondo la sua filosofia, l'Io puro è l'entità che si autodetermina e si crea continuamente attraverso l'atto del pensiero. In altre parole, l'Io puro è la fonte da cui derivano tutte le altre forme dell'esistenza e il fondamento su cui si basa la realtà. Secondo Fichte, l'Io pone il non-Io necessariamente perché non può esistere senza di esso. L'Io è definito dalla sua relazione con il non-Io e viceversa. Senza il non-Io, l'Io non potrebbe esistere in quanto non avrebbe nessun punto di riferimento o contesto in cui esistere. Secon

Il problema estetico nella "Critica del giudizio" (Kant)

 Kant nella Critica del giudizio  analizza diversi aspetti: la facoltà del sentimento (= facoltà del giudizio) intesa come organo dei giudizi riflettenti , i quali si distinguono da i giudizi determinati ("determinano" l'oggetto fenomenico attraverso le molteplice categorie dell'intelletto) e si distinguono in giudizi estetici e teleologici; afferma che il giudizio estetico nasce dal sentimento (negativo o positivo) ed esso è contemplativo e disinteressato ed è anche universale , ovvero in tutti gli uomini esiste un s enso comune , il quale soglie il collegamento tra l'immagine della cosa e ne nostre esigenze di unità e finalità → la bellezza è nel soggetto che la percepisce. il sublime è il sentimento illimitato e si distingue in sublime matematico (grandezza della natura come oggetto) e in sublime dinamico (potenza della natura come oggetto) il giudizio teleologico deriva da un' esigenza insopprimibile del soggetto , il quale è portato a ipotizzare l

Film: "Das Experiment - Cercasi cavie umane"

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Das Experiment - Cercasi cavie umane TRAMA: Dopo esser stati selezionati per partecipare a un progetto di ricerca della durata di due settimane, un gruppo di uomini accetta di interpretare il ruolo di detenuti e guardie in una simulazione della vita all'interno di una prigione statale. Con il passare dei giorni i 24 volontari si identificano sempre più nei propri ruoli: il potere li corrompe, la paura cresce e l'esperimento degenera in un terrificante incubo.   Questo film è basato un'esperimento reale attuato dal professore di psicologia Philip Zimbardo, la prigione di Stanford (1971), il quale denota il cosi detto "effetto Lucifero", chiamato così da Zimbardo. L'effetto Lucifero è quel processo psicologico, secondo il quale l'aggressività è fortemente influenzata dal contesto in cui l'individuo si trova.

domande p. 488/490/493/495/497

 domande p. 488: L'etica kantiana è considerata una forma di etica deontologica perché si basa sul concetto del dovere morale. Secondo Kant, l'azione giusta non dipende dalle conseguenze che produce, ma dalla sua conformità a regole universali e razionali. L'imperativo categorico prescrive di comportarsi sempre in modo che la propria azione possa essere universalizzata, cioè che tutti possano fare lo stesso senza contraddizione. In sostanza, significa agire sempre secondo regole che vorremmo fossero seguite da tutti, senza fare eccezioni per noi stessi. La seconda formulazione dell'imperativo categorico di Kant afferma: "Agisci in modo tale che trattando gli altri come fine e non come mezzo". In altre parole, ciò significa che dovremmo sempre trattare le persone con rispetto e dignità, e non sfruttarle o manipolarle per raggiungere i nostri fini personali. Questo principio etico ci invita a considerare gli altri come esseri degni di valore intrinseco, non solo

Il problema della morale nella "Critica della ragion pratica" (Kant)

Nella Critica della ragion pratica  Kant tratta di quattro tematiche: La legge morale è un "fatto della ragione"; La ragion pratica coincide con la volontà; L'obiettivo dell'azione morale; La moralità richiede la conformità al dovere ma anche la convinzione interiore; La prima teoria riguarda la legge morale, infatti Kant la definisce un "fatto della ragione" , in quanto è incondizionata ed universale e ha la forma del "comando" perché deve contrastare la sensibilità e gli impulsi egoistici. La teoria seguente è quella che comprende l' identificazione della ragion pratica con la volontà , che a sua volta è la facoltà che permette di agire sulla base di principi normativi, ovvero: Le massime:  prescrizioni di carattere soggettivo; Gli imperativi:  prescrizioni di carattere oggettivo , che a loro volta si suddividono in: - imperativi ipotetici; - imperativi categorici; La terza teoria tratta dell' azione morale in varie situazioni: è compi